Scuotersi dall’incubo

 

 

 

Dissertazione sulla realtà di sogno e sul risveglio.

 

Come si possono migliorare le cose sul nostro mondo? E, tuttavia, se è tutto un sogno, maya, illusione, perché darsi tanto da fare? Come posso aiutare veramente gli altri? E quando mi “risveglio” dove mi trovo? Dove vado? A cosa serve il nostro mondo se è solo un sogno?

Domande semplici.
È vero: i saggi di tutti i tempi insistono a dirci che stiamo dormendo. Stiamo dormendo e stiamo sognando. E dobbiamo risvegliarci. L’illuminazione viene paragonata ad un risveglio. Questo per dire che il nostro mondo è un mondo di sogno. È illusione. È maya. Noi stessi lo siamo: il nostro corpo, la nostra mente, la nostra vita. Siamo un sogno collettivo. Siamo nella grotta di Platone, incatenati e con i paraocchi. Viviamo di ombre. Siamo nella Matrix, si dice oggi, ovvero dormienti, con un software condiviso che ci gira nella testa e che ci dà la sensazione che stiamo vivendo in una realtà.

Il tema delle realtà simulate è ormai un classico. Attenzione: non sono metafore. Ci viene suggerito che stiamo davvero dormendo e sognando! Ed è una cosa… naturale! Non è una caduta o una punizione: è naturale nell’ordine evolutivo delle cose. La “caduta” , se mai, è quando ci dimentichiamo chi siamo veramente. O, meglio, che in prima battuta non ci rendiamo conto di stare sognando è necessario, proprio perché il risveglio porti con sé qualcosa di nuovo, una conquista nuova di consapevolezza (e quella la si può acquisire solo attraverso questo processo di sogno/risveglio, ovvero di incarnazione/risveglio), ma quando ci identifichiamo in assoluto, allora ecco: ci cadiamo dentro!

Noi siamo fatti per sognare! È naturale, lo vogliamo noi, è nella natura della coscienza. Così come è naturale che il sogno sia qualcosa di nuovo, inedito e sconvolgente (altrimenti dove starebbe l’evoluzione?)
Il punto è quando ci perdiamo nei nostri sogni che diventano, a lungo andare, inevitabilmente, incubi, perché non più irrorati da coscienza ma impressionati da una mente da troppo tempo sconnessa dal reale. Qui sta la sfida.

Ma, veniamo a noi. Se in qualche modo lo sentiamo vero, quali sono le implicazioni di questo insegnamento?

Prima di tutto il sogno è individuale, ma si intreccia con un sogno collettivo: le cose che capitano, le persone che incontro, fanno parte del mio sogno, sono solo nella mia mente sognante, eppure io a mia volta sono nel loro sogno, nella loro mente sognante e condividiamo un contesto di sogno comune, che poi ognuno gestirà in modo pertinente al suo sogno personale.

Quindi, noi – io, te e tutti gli altri – che vediamo, tocchiamo, sentiamo, ci incontriamo, lavoriamo, ci divertiamo, ci affaccendiamo… siamo sogni in un mondo di sogni. Ma, ovviamente, non siamo qui veramente, non ci incontriamo veramente, non siamo veramente così. Esattamente come quando ora dormiamo e sogniamo: siamo a casa nostra, nel nostro lettuccio o appisolati sulla nostra poltrona preferita; non siamo veramente nei luoghi del nostro sogno. Voglio dire: se sogno di essere su un’isola, non sono veramente su quell’isola. Sto dormendo nel mio letto. Non siamo e non facciamo le cose che pensiamo di essere e di fare mentre sogniamo, anche se, mentre lo facciamo, ne siamo piuttosto convinti.

A cosa servono questi sogni? Perché dormiamo? Perché sogniamo?

I sogni possono essere belli o brutti. Anzi, spesso sono entrambe le cose. Dapprima siamo disorientati, fatichiamo a mettere a fuoco. Poi arrivano le immagini e la nostra progressiva immedesimazione. Un sogno bello può essere terapeutico, profetico, di grande ispirazione, può darci un messaggio, sviluppare creatività e idee, rimedi e soluzioni. Anche l’incubo è utile, a volte necessario per smuoverci, per scuoterci.

Il sogno bello dura poco. Deve durare poco. Poi ci svegliamo, contenti e rigenerati. L’incubo spesso dura di più e ci sfinisce.

Quando sogniamo non ce ne rendiamo conto.

Se ce ne rendiamo conto, perché abbiamo imparato a farlo, allora possiamo dirigere il sogno: gestirlo meglio e in modo costruttivo e utile. Certo, stiamo ancora dormendo e sognando, ma siamo consapevoli. Sapremo gestirci sicuramente meglio. E, magari, sapremo anche dare qualche dritta a chi incontriamo: che incontriamo nella nostra mente di sogno, che però non è solo il frutto della nostra mente di sogno, ma anche una connessione reale in un sogno condiviso. Il nostro è un sogno collettivo modulato individualmente.

E quando ci svegliamo? Dove andiamo? Dove ci troviamo?

Ma nel nostro lettuccio ovviamente. Sulla nostra poltrona preferita: non ci siamo mai mossi da lì. Eravamo lì. Mentre dormiamo e sogniamo siamo lì. Al nostro risveglio ci ritroviamo lì. E poi ci alziamo e viviamo la nostra vita reale.

Non ci siamo mai mossi dalla nostra poltrona, anche se quando sogniamo siamo convinti di essere altrove, di essere questo e quello, di incontrare questo e quello e di fare un mucchio di cose. Ma, quando ci svegliamo, siamo dove siamo sempre stati e da dove non ci siamo mossi mai: a casa nostra, nella nostra vita reale, comodi in poltrona. È un mondo da quale il sogno attinge, quindi non sarà poi così diverso, per lo meno strutturalmente. Ma di certo non ci svegliamo ritrovandoci nei luoghi del nostro sogno. Quindi, quando mi risveglio dove vado? Da nessuna parte: mi scopro essere dove sono sempre stato per tutto il tempo del mio sogno: nella vita reale.

Pare che nella vita reale, proprio come nella nostra vita di sogno, sia necessario addormentarsi di tanto in tanto e sognare: ovvero incarnarci di tanto in tanto e far esperienze in mondi di maya.

Questi sogni sono tutti utili: le nostre incarnazioni sono utili perché terapeutiche, evolutive e rigenerative. Proprio come i nostri sogni lo sono.

Attenzione però: ci sono sogni belli e sogni brutti. I sogni belli sono immediatamente ed evidentemente rigeneranti e appaganti. Non si arriva subito al sogno bello: prima si è smarriti, identificati, non si sa di sognare, allora arriva il turbamento, il conflitto, l’incubo. Poi però le cose possono volgersi al meglio, sia grazie alle dinamiche del sogno collettivo, sia grazie al fatto che progressivamente ci rendiamo conto che stiamo sognando: allora stiamo al gioco in modo consapevole. Magari non tutti coloro che condividono la nostra onda-sogno (il nostro mondo) sanno di sognare: anzi probabilmente non lo sanno affatto. Dovremo stare al gioco, aiutare a volgere il sogno in modo positivo e gradevole e magari, addirittura, a qualcuno mettere una pulce nell’orecchio: “Ehi, stai sognando!”. Se sappiamo di sognare, volgere il sogno in modo positivo è facile e il risveglio è prossimo.

Se, invece, le cose vanno storte, il sogno dura tanto. Troppo. Non ci districhiamo dalle dinamiche del sogno e dai suoi inganni, ci crediamo veramente. Diventa l’unico riferimento possibile. Diventa faticoso. Diventa un incubo. Quando è così, possiamo sempre tentare di agire nell’incubo per trasformarlo in un bel sogno, ma se stiamo dormendo da troppo tempo è difficile: siamo tanto identificati, travolti e sconvolti da dinamiche sulle quali non sappiamo più agire. Ricordiamoci: noi non siamo qui per trasformare gli incubi in sogni belli, sia chiaro. Siamo qui per svegliarci! Ma, fintanto che dormiamo è legittimo tentare di condurre il sogno verso esiti gradevoli e positivi, che ci permettano di fare l’esperienza necessaria  per poi risvegliarci rigenerati e soddisfatti. Tuttavia, ci sono sogni che durano troppo a lungo. Siamo tanti identificati. L’incubo non si può più trasformare: il punto di non ritorno è stato superato.

In quel caso possono accadere solo tre cose. Nel primo caso, l’incubo si protrae e si esaspera fino a farci venire un coccolone. No, non solo nel sogno stesso, ma proprio nel nostro lettuccio, o poltrona che sia, ci viene un infarto. Si muore. Si muore proprio nella vita vera!

Nel secondo caso, le dinamiche dell’incubo sono tali per cui ci va in pappa il cervello: entriamo in coma. Sonno profondo nel quale si rimanda il bivio nel mentre di un logorio a tempo indeterminato. Certo ci potremo forse svegliare, oppure morire, oppure rimanere prigionieri del sonno e dei nostri incubi. Di sogno in sogno, di incubo in incubo (la ruota delle incarnazioni).

Il terso caso, invece, è tale per cui l’incubo stesso diventa fonte di risveglio: ci svegliamo di soprassalto! Mamma mai: meno male che è finito. Un po’ di fiatone, un po’ di sudore, ma eccoci lì, nel nostro lettuccio finalmente, ritornati a casa. Ora potremo alzarci, fare cose reali, da soggetti reali, nella vita reale e, quando sarà il momento ci addormenteremo (incarneremo) nuovamente, sperando di riprendere a sognare sogni un po’ più decenti!

La Natura funziona così. Se l’incubo permane: o si muore (non solo come soggetti di sogno nel mondo dei sogni, ma anche in quella determinata espressione della nostra natura reale) e i nostri mondi onirici abortiscono definitivamente perché ce li siamo giocati male, oppure ci si risveglia, con un bello scossone, per tentare nuove strade, nuovi mondi, nuovi sogni. Nessun problema.

Capisci che non sei dove credi di essere? Che sei da qualche parte, nella tua vita reale, semplicemente addormentato? E che credi di trovarti nelle immagini del tuo sogno? Di essere l’immagine del tuo io-sogno? Che credi che gli altri siano reali, mentre invece sono solo immagine della tua mente-sogno o al limite sognanti nello stesso sogno collettivo? E che se ti immedesimi troppo fino a crederci davvero sei un pazzo? Che il sogno che stai creando non è altro che un’esperienza rigenerativa, nella quale però ti puoi perdere se continui a credere che sia tutto ciò che sei e che hai?

Indovinate dove ci troviamo noi oggi, qui?

Bravi, in un incubo un po’ subdolo che dura da troppo tempo:  prima di farci venire un coccolone e prima di rischiare un coma, speriamo che questo incubo ci scuota talmente da farci risvegliare!

Vediamo, quindi, che QUI ci troviamo di fronte a due situazioni: quella dei babbani che sognano e che non sanno di sognare. Ci passiamo tutti: diciamolo con benevolenza e tolleranza. Quella degli Iniziati i quali, pur dormendo, sanno di dormire e di sognare, e forse riescono a gestire un po’ meglio la faccenda, sia per loro stessi che per gli esiti del sogno collettivo. Se gli Iniziati dormono ma sanno di dormire e che questo è un sogno, e sanno regolarsi di conseguenza, cominciano un Lavoro di risveglio, i Maestri… ok, loro stanno consapevolmente sia di qui che di là: possono, da svegli, creare o entrare in qualsiasi sogno: coinvolgersi nel sogno pur consapevoli che sia un sogno e simultaneamente mantenendosi desti al mondo reale. Ok, è un altro livello, su questo non arrovelliamoci troppo.

Da babbani sognanti possiamo pensare di voler fare del bene. Fare cose. Nel sogno. Ma non sappiamo neanche cosa voglia dire fare del bene, perché è tutto mistificato dal sogno stesso che sogniamo inconsapevolmente, identificandoci in cose che non esistono se non nella mente individuale e collettiva. Tutto molto convincente, ma non esiste niente veramente. Tutto è vago: siamo ancora nella fase dello smarrimento, dell’identificazione. Quando però il sogno si protrae e diventa incubo – attenzione, può anche protrarsi divenendo un trip apparentemente piacevole, ma inconcludente e infinito! – è difficile agire sull’incubo. A meno che non ci si renda conto che si sta sognando! Gli Iniziati a questo mistero, a questa rivelazione, che si sono cioè creati le condizioni per poter capire come stanno le cose, possono in effetti tentare di volgere le dinamiche del sogno in modo che torni ad essere un sogno bello e costruttivo per tutti. Solo loro possono farlo perché sanno agire sul sogno attraverso meccanismi che non sono del sogno, ma che stanno dietro le quinte dei fenomeni del sogno. Sul piano sottile. Esoterico. Solo da lì si può tentare di aggiustare gli incubi. Colui che sogna e non sa di sognare, non solo non può agire sul sogno nel sogno, ma anche se volesse farlo di fatto, non capendo da dove si può agire veramente, lo alimenterebbe solamente, anche se si prodigasse a fare “cose buone”.

Ma, veramente si può correggere un sogno? Da incubo farlo bello?

Non sempre. Se l’incubo dura da troppo tempo, non si può invertire la rotta. E ogni tentativo di agire sul sogno, lo alimenta e basta. A quel punto possiamo fare solo una cosa: fare in modo che il sogno (l’incubo) ci scuota a tal punto da provocarci un risveglio repentino. Altrimenti rischiamo il coma, oppure la morte stessa del nostro corpo reale individuale.

E quelli svegli? Non fanno niente? Non vedono che ci agitiamo nel sonno? Certo! Ma non ci possono svegliare da fuori: avete presente quando si dice che svegliare un sonnambulo è pericoloso? Possono solo aiutarci entrando anche loro, consapevolmente, nel sogno collettivo e, nei dovuti modo, creare le condizioni perché possiamo accettare i loro insegnamenti: in primo luogo cercano di farci capire che stiamo sognando e poi, se lo accettiamo, ci guidano.

Ora, come siamo messi?

L’incubo dura da troppo tempo: tanti di noi sono già in coma. Altri hanno proprio perso la loro vita reale. Menti ipnotizzate e anime dissolte. Fare cose nel sogno con le logiche del sogno significa solo alimentarlo. L’essere umano si sta svuotando dal di dentro. Le vie della luce sono intossicate. Si può agire solo da dietro le quinte, sui piani sottili, sia per tentare ancora le ultime mosse per ri-orientare questo incubo, oppure, molto più probabilmente, penetrando l’incubo stesso: possiamo solo scuoterci! Non si investe più nelle dinamiche del sogno che continuiamo ad alimentare con speranze e suggestioni illusorie, né da dentro il sogno né, consapevoli di sognare, attraverso le logiche da sogno finora tentate. Si punta solo a quello scuotimento! Si può solo far sì che, giunti ormai a questo punto, sia l’incubo stesso fonte del risveglio! E forse questa è la più grande conquista mai tentata fino ad ora dalla nostra Umanità, qui, su questo mondo di sogno…

E come si fa a scuoterci?

Irrorando il nostro corpo reale di energia vitale. Dal luogo non-luogo in cui ci troviamo sognando, solo la meditazione – un certo tipo di meditazione – può fare questo. Può scuoterci dall’incubo! La meditazione è la connessione con il nostro vero corpo, con il nostro vero sé, assopito da qualche parte nel reale. L’Iniziazione a questa verità è la porta.

 

Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
ché ’l velo è ora ben tanto sottile,
certo che ’l trapassar dentro è leggero.

Dante. Purgatorio, Canto VIII

 

Carlo Dorofatti

 

Immagine:
– dettaglio del dipinto “Regina Bianca incontra Re Rosso attraverso lo Specchio” – opera di
Rita Minelli – olio, bitume su legno, 2013.