Siamo in troppi!

 

Siamo in troppi!
Il pianeta non ce la può fare. Le risorse non possono bastare.
Vedete, la presenza dell’essere umano primitivo veniva regolata dalla natura. La natura regola sempre. Le insidie, le tempeste, le belve feroci, le malattie regolavano naturalmente la demografia dell’essere umano sul pianeta. Perfino le guerre avevano lo stesso compito.
Quando l’essere umano seppe affrontare e porre rimedio a tutte queste cose, la sua presenza non poteva più essere  regolata per natura. Infatti, le società arcaiche, intelligenti, risolutive e pacifiche, sapevano auto-regolarsi: le tribù praticavano la pianificazione delle nascite.
Quando un altro tipo di potere, maschile e guerriero, si impose, si cominciò a proliferare, come topi. Le nascite non venivano pianificate, anzi, come accade in tutti i regimi totalitari, venivano incoraggiate al massimo. Questo perché ad una società maschile e imperialista servono schiavi. Serve massa lavoro. Ovviamente quando si accorgono che il pianeta non ce la può fare e serve una bella sfoltita, queste società cosa fanno? Non regolamentano le nascite, bensì le morti. Prima erano le guerre che avevano anche questo effetto. Oggi, i grandi leader mondiali (Bill Gates lo ha anche ammesso) devono regolare la geo-politica e la demografia umana pianificando la mortalità, trovando un giusto equilibrio funzionale alle logiche del profitto tra nascite e morti, benessere e malessere.
Siamo in troppi.
Per le logiche della élite dominante è normale e necessario pianificare anche la mortalità affinché il processo di equilibrio naturale possa comunque compiersi, anche se in maniera artificiale e pilotata.
Se non c’era questa élite c’era la natura. Ci pensava lei. Oppure, se prevalevano le società sagge, un buona percentuale di noi non sarebbe neanche nata. Oggi, c’è questa leadership, che ha bisogno di schiavi ma ha anche bisogno di regolare demograficamente il mondo, altrimenti non ci stiamo. Certo lo faranno secondo le loro logiche, le loro selezioni, i loro calcoli. Probabilmente non sapranno sostituirsi alla natura e certamente sotto la loro guida il sistema collasserà comunque. Perché è artificiale e la natura non ama concorrenti incompetenti.
Oggi siamo destinati ad essere sfoltiti. È necessario, utile e giusto. Oggi ci pensano i Bill Gates di turno, quelli che pensano di essere i più furbi di tutti, incaricati e legittimati dal loro Dio a prosperare e ad essere i padroni del mondo.  

Nel frattempo noi, dico noi, io e te, cosa facciamo?
Facciamo così, lasciamo tutti questi pensieri e focalizziamoci sull’unica cosa che conta: la nostra esperienza di vita, d’amore, di evoluzione e di coscienza. Perché, sapete, l’essere umano non è fatto per morire. Né per nascere, se per questo. Non è un animale. È un’altra cosa.
Da qui in poi o si sente “altro” e si fa uno scatto oppure si nasce, si vivacchia e si muore come animali, in una giungla abitata dal peggiore dei predatori e dalla più feroce delle bestie.
Questo finto vivere, questa animalità, questo morire, questa paura, non può essere il nostro riferimento assoluto. Non è il punto. La morte non è il punto. Questa marcia “civiltà” non è il punto. Questa storia che ha preso una piega così insensata, non è il punto.
Il punto è: in tutto questo – e a prescindere da tutto ciò di cui hai ben donde di lamentarti -, Tu cosa sei? Chi sei? Dove sei? Ti rendi conto che hai ben altro a cui badare veramente? Nonostante tutto? Malgrado tutto? O, forse, grazie a tutto questo?